JV International: quando la suola fa la differenza

Abbiamo intervistato Ambrogio Merlo, Amministratore delegato di JV International, un vero appassionato di moto e bici che oltre a tenere le redini dell’azienda, grazie al suo background tecnico, interviene spesso anche nell’ambito della ricerca e sviluppo. 

Ricordiamo che JV International ha le sedi principali in Italia, per la precisione a Verona e in provincia di Como, ma controlla anche altre tre società in Cina, nel Dongguan, a Hong Kong e negli Stati Uniti, nel Vermont.

Wheelsmag: “Una realtà italiana con sedi anche all’estero è chiaramente un vanto per il nostro paese, perché avete deciso di aprire sedi all’estero e come avete scelto le aree geografiche?”

Merlo: “l’Organizzazione mondiale è obbligatoria in questo lavoro perché dobbiamo essere da un lato vicini a tutti i marchi di calzature presenti nel mondo in termini di ricerca e sviluppo e dall’altro anche ai loro impianti produttivi, che oggi per la maggior parte sono dislocati in Cina, Vietnam, Indonesia, e Cambogia.  Sostanzialmente, quindi, la nostra rete organizzativa deve essere di natura mondiale con una presenza forte in Italia e America per supportare i reparti di ricerca e sviluppo, ma anche nel Far East proprio per essere vicini alla produzione.”

Wheelsmag: “E veniamo proprio al tema di oggi, ovvero alla collaborazione con Michelin, da sempre nota al grande pubblico per gli pneumatici auto, moto e bici. Non tutti però sanno che da circa 13 anni ha deciso di entrare anche nel settore delle suole per calzature tecniche e sportive, un ambito molto difficile perché ci sono player molto forti e perché il mercato richiede prodotti sempre più specializzati e performanti. È questo il motivo per cui Michelin non ha portato avanti il progetto da sola, ma si è affidata a un player con un solido background specialistico come JV International?”

Merlo: “Sì, sicuramente, quando parliamo di calzature con valenze tecniche in qualsiasi settore – noi spaziamo dalla bici alla moto, dalla corsa al golf, dalla montagna allo skateboard – una grande parte della performance della calzatura è legata alla progettazione e alla costruzione della suola, un elemento a cui spesso si dà poco conto nel complesso di una calzatura ma fondamentale.
La nostra peculiarità è proprio quella di essere esperti in questo settore. All’interno della nostra squadra ci sono i maggiori esperti mondiali della progettazione di scarpe e scuole tecniche che sanno esattamente quanto la scelta dei materiali, il loro mix e le tecniche di progettazione e produzione incidano sulle prestazioni che si possono ottenere. Nella nostra azienda abbiamo da subito puntato sull’innovazione, al punto che Michelin ha trovato in JV International il partner ideale, tanto che da oltre 11 anni siamo il “braccio armato” di Michelin nel mondo delle suole tecniche commercializzate con il loro brand. Michelin quando ha deciso di entrare nel mondo della calzatura ha chiesto a noi di farlo proprio perché il brand francese ha una grandissima tecnologia, probabilmente è il numero uno a livello mondiale per gli pneumatici, ma fare suole è un mestiere un po’ diverso che richiede know how specifico, conoscenza della biomeccanica e anche di come devono essere utilizzati i materiali, nonché la competenza dei terreni con i quali le scuole vengono a contatto e che sono paradossalmente più vari rispetto a quelli che incontrano gli pneumatici.
In 12 anni abbiamo depositato più di 700 brevetti, sviluppato all’incirca una sessantina di materiali per le suole e inventato 10 nuove tecnologie che poi vengono applicate di volta in volta a diverse suole a seconda di quelle che sono le prestazioni che vengono richieste.”

Wheelsmag: “Voi non fate soltanto la progettazione, vi occupate anche della produzione della commercializzazione di tutti i prodotti a brand Michelin per il mercato suole, corretto?”

Merlo: “Sì, la nostra filiera è completa. Naturalmente il cuore, come dicevo prima, è know how, innovazione, ricerca e sviluppo, ma ci occupiamo di tutto nella catena produttiva, fino alla produzione finale delle suole che forniamo alle fabbriche che producono le scarpe. A volte questo sono di proprietà del marchio calzaturiero, altre volte sono fabbriche che producono per diversi marchi.
Noi partiamo dall’innovazione per poi avviare una fase di progettazione specifica di ogni suola, la creazione di un prototipo che viene testato sia in laboratorio sia sul campo, la realizzazione degli stampi per produrre le suole. Sviluppiamo anche i materiali internamente e controlliamo con grande attenzione il livello qualitativo e soprattutto la costanza qualitativa del prodotto. Cosa non scontata per le suole, perché spesso i materiali che compongono le mescole hanno origine naturale, quindi la costanza di qualità non è pari a quella di un prodotto industriale ed è molto, molto importante che venga controllata con le dovute competenze per garantire che ogni suola che esce mantenga le stesse prestazioni.”

Wheelsmag: “In questa collaborazione con Michelin c’è stato anche un travaso di tecnologie o il brand transalpino si è affidato interamente a voi?”

Merlo: “L’interazione con Michelin è quotidiana. Direi che uno degli elementi fondamentali di scambio è sull’aspetto marketing e comunicazione, ma anche su quello di sviluppo del prodotto. In alcuni casi abbiamo avuto degli scambi estremamente interessanti, in particolare nello sviluppo di alcune mescole delicate alle basse temperature e in alcuni disegni del battistrada, perché la prestazione della suola è legata a diversi fattori. Uno è sicuramente quello associato ai materiali, ma l’altro è il disegno del battistrada, ovvero la modalità con cui si progetta il battistrada in funzione della tipologia dei materiali. Lo stesso battistrada con materiali diversi funziona diversamente, e chiaramente se si parte dalla scelta dei materiali bisogna progettare il battistrada tenendo conto dei materiali di partenza per fare in modo che questi funzionino al meglio.”



Wheelsmag: “Abbiamo visto, e anche provato, suole Michelin su calzature di brand importanti nel mondo moto e bici. Mi viene in mente Stylmartin per il mondo moto, così come NW e Shimano per la mountain bike? C’è qualcosa di nuovo nelle linee che avete presentato a Le Mans?”

Merlo: “Prima di tutto una premessa. Noi non facciamo suole generiche disponibili a tutti, ma per ciascun cliente elaboriamo un progetto esclusivo. Un progetto di una suola parte sempre da un incontro con il brand, dallo studio delle sue esigenze tecniche e di marketing. Spesso è proprio il nostro partner commerciale che ci chiede di sviluppare per loro qualche cosa di unico e innovativo rispetto a quello che hanno in collezione e in virtù di quello che vogliono ottenere in termini prestazioni. Da lì nasce poi tutta la fase di progettazione e anche di ricerca e sviluppo in alcuni casi. Tutte le volte che un nostro partner presenta una calzatura dotata di una nuova suola, quella suola normalmente esprime sempre qualcosa di meglio e di diverso rispetto a quello che è stato presentato prima, Questo è anche il motivo per il quale c’è una fortissima selezione di brand da parte di Michelin. Non tutti i marci calzaturieri possono accedere ai loro prodotti e ogni volta che un brand vuole sviluppare un nuovo modello prima di iniziare la fase di sviluppo noi di JV International ci dobbiamo confrontare con Michelin per capire se queste richieste e questo brand sono in linea con i valori di Michelin, che sono valori di innovazione e di sicurezza. Solo in questo caso possiamo procedere. L’obiettivo per Michelin in questa tipo di attività è quello di far percepire all’utente finale che una scarpa dotata di una suola Michelin ha performance e prestazioni più elevate rispetto ad altri prodotti. Di conseguenza, è estremamente importante per Michelin che anche il brand della calzatura abbia valori di innovazione e di sicurezza. Tornando un po’ alla domanda direi sì; tutte le volte che presentiamo qualche cosa di nuovo c’è sempre qualche elemento di innovazione in termini di materiali, disegno del battistrada e prestazioni complessive rispetto magari ad altri prodotti già presenti sul mercato.”

Wheelsmag: “Tra i nuovi arrivi ho visto che c’è un brand molto prestigioso in ambito moto come Klim. Come è nata la collaborazione? Li avete contattati voi o vi hanno contattato loro?”

Merlo: “Questo è un caso curioso. Klim ci ha contattati inizialmente non per gli stivali da moto, ma per quelli da motoslitta perché avevano un grosso problema. Gli stivali da motoslitta per uso sportivo e lavorativo sono differenti, ma in entrambi i casi lavorano a temperature estremamente basse. I materiali che vengono solitamente impiegati per le suole sotto i -10 gradi diventano rigidi, con due aspetti negativi. Il primo è che tendono a scivolare molto sulle pedane in acciaio delle motoslitte, quindi dando poca sicurezza al pilota. L’altro è che diventando molto rigidi sulle pedane dentate hanno un’usura molto elevata. Ci hanno quindi chiesto di aiutarli a sviluppare degli stivali innovativi che non soffrissero di questi problemi e noi abbiamo progettato una gamma di suole specifiche per le basse temperature che hanno funzionato talmente bene al punto che Klim ci ha poi chiesto di sviluppare anche delle suole per gli stivali da offroad. Qui abbiamo affrontato le tematiche di interazione con le pedane, ma anche con il terreno dato che spesso si è costretti ad appoggiare i piedi su rocce bagnate, radici e fango, o addirittura scendere dalla moto per spingerla.”

Wheelsmag: “Ha accennato ai fenomeni di usura, ci sono dati che possono determinare il ciclo di vita medio di una suola? Ha senso risuolare uno stivale, ammesso che sia possibile farlo?”

Merlo: “Prima di tutto dobbiamo fare un distinguo tra le famiglie di suole, perché un conto è se parliamo di uno stivale che è stato costruito con il metodo tradizionale, dove la suola viene cucita e incollata sullo stivale. In questo caso, potenzialmente è possibile sostituire la suola. Quando invece andiamo su scuole scatolate, che ormai sono le più diffuse, la costruzione dello stivale è completamente diversa e la sostituzione sarebbe estremamente complessa, se non impossibile. Anche nei casi in cui ciò è tecnicamente possibile va valutata l’opportunità di farlo, molto dipende da come è stato usato lo stivale perché nel momento in cui si deve sostituire la suola difficilmente lo stivale è in ottime condizioni e magari si è sformato e rovinato a livello proprio di materiali. Ricordiamo che le plastiche, per esempio, risentono molto dell’azione dell’ozono e anche se sembrano ancora in buono stato a distanza di anni perdono le loro proprietà riducendo di conseguenza anche le loro prestazioni e la loro sicurezza. Una risuolatura fatta bene non può costare meno di 70/80 euro e se lo stivale è già vecchio, sformato o danneggiato te lo ritrovi con una suola nuova ma che ha perso le sue caratteristiche di protezione.
Lavorando su strutture a scatola, molto più resistenti, il nostro obiettivo è di far durare la suola quanto lo stivale e quindi mezza stagione per un pilota professionista, che si allena più volte alla settimana e gareggia nei weekend, e almeno 4 anni per un amatore. Oltre non ha senso pensare al ciclo di vita della suola perché sono gli altri materiali a deteriorarsi, a cominciare dagli interni e dalla tomaia.

Va anche detto che moltissimo dipende dallo stile di guida: lo vediamo con i nostri tester. Solitamente ne utilizziamo tre in contemporanea e c’è chi ci riporta lo stivale praticamente nuovo e altri che dopo un solo mese di test arrivano a bucare lo stivale, perché premono molto sulla pedana interna in curva, usano molto gli appoggi sul terreno, ecc. A livello di usura conta anche il peso del pilota e la tipologia di pedana usata, se è più larga o più stretta, e il tipo di dentatura. Ci sono tester che a ogni uscita affilano con la lima i denti delle pedane per avere il massimo grip e chiaramente consumano la suola molto più in fretta.“

Wheelsmag: “Grazie infinite per la disponibilità, è stata una chiacchierata molto interessante che spero possa incuriosire anche i nostri lettori, c’è qualcosa d’altro che vorrebbe aggiungere?”

Merlo: “Grazie a voi per aver affrontato un argomento tanto importante, ma ancora poco conosciuto al grande pubblico. Vorrei aggiungere solo una nota legata alle prestazioni e alla sicurezza, citando un recente esempio. Sappiamo quanto la leggerezza e le prestazioni siano fondamentali su una scarpetta dedicata alla bici da corsa dove ogni grammo conta moltissimo.

Con Ekoi abbiamo sviluppato due suole in fibra di carbonio che fanno compiere alle scarpe da ciclismo su strada un salto di qualità sia in termini di leggerezza e rigidità sia sotto il profilo biomeccanico. A tale proposito è stato anche integrato il nuovo sistema di aggancio che sposta il punto in modo da ottimizzare la spinta del piede sul pedale. Ma non solo, abbiamo per la prima volta utilizzato anche un particolare polimero per il tacco al posto della gomma per garantire sicurezza anche quando il ciclista lascia la bici per spostarsi a piedi, un aspetto che sappiamo bene essere molto critico e che spesso è causa di infortuni.”

Ringraziamo ancoraAmbrogio Merlo per questa intervista e un saluto a tutti i lettori di Wheelsmag!

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