
Un tempo che sembra ormai lontanissimo esistevano le scambler, moto semplici pensate per affrontare praticamente tutti i terreni con pochi cavalli, selle basse e tanta facilità di guida. In America ci facevano addirittura le corse nel deserto e proprio a una di quelle corse è ispirata la Bear 650, interpretazione in chiave moderna di un concetto di moto che negli ultimi anni è tornato alla ribalta grazie proprio alla presentazione di nuovi modelli. Forse Ducati e Triumph, attingendo alle proprie origini, sono quelle che meglio hanno reinterpretato questo filone e ora anche Royal Enfield è scesa in campo con una moto molto interessante. Semplice – ma non per questo priva di chicche moderne e molto funzionali – accessibile e soprattutto con un look senza tempo e ricco di fascino.

Ma partiamo dal nome, perché esso stesso sottolinea le radici storiche di questo modello. Siamo infatti nel 1960 quando Eddie Mulder, a soli sedici anni, in sella a una Royal Enfield domina la leggendaria Big Bear Race. Royal Enfield ha così deciso di ricordare quella vittoria chiamando Bear la sua scrambler, ispirata proprio alle moto che si usavano allora. A lui in particolare è dedicata la versione Two Four Nine, con telaio verde e numero 249 sulle tabelle porta numero, lo stesso usato dal pilota in quella memorabile gara con più di 800 partecipanti al via.
Una moto di carattere
L’estetica riprende i canoni estetici tipici delle scrambler, miscelando nelle giuste dosi un look retrò a caratteristiche moderne che ormai non possono mancare, come la bella forcella a steli rovesciati marchiata Showa, abbinata ai doppi ammortizzatori posteriori a molla sempre Showa, o allo splendido display TFT circolare che integra Google Maps e che a nostro avviso è uno dei migliori schermi compatti oggi in circolazione per semplicità di utilizzo, chiarezza e quantità di informazioni fornite. La sella piatta è molto ben rifinita, anche se un po’ troppo dura, e a dare quel tocco di racing in più ci pensano le tabelle laterali e l’ampio manubrio cromato con traversino imbullonano.







Belle anche le leve regolabili, così come l’impianto full Led, il tappo del serbatoio cromato con leva di sblocco, il maniglione posteriore per il passeggero e il già citato display TFT a colori da 4 pollici dotato di connettività e navigazione già visto sulla Himalayan. Davvero pregevoli poi le finiture del motore, con il blocco verniciato in nero opaco e i cilindri bicolor con elementi in metallo satinato. Ricordano molto i motori Triumph e questo non fa che dare lustro alla Bear 650, visto che costa sensibilmente meno.


Stesso discorso vale per la verniciatura, specialmente quella del serbatoio in metallo da 13,7 litri, davvero molto bella. Funzionali anche i blocchetti al manubrio, così come la presa Usb 2.0 di tipo C posizionata proprio sotto la parte anteriore del quadro strumenti.




Anche le protezioni in metallo sui collettori e sul terminale di scarico sono una chicca molto apprezzata, mentre a non convincerci del tutto sono gli indicatori di direzione, un po’ troppo grandi, e qualche dettaglio in plastica, come il parafango anteriore. Davvero completo il kit attrezzi posizionato dietro al fianchetto destro (protetto da chiave), una vera rarità che ricorda i vecchi tempi senza elettronica in cui con qualche chiave e un cacciavite si potevano risolvere piccoli inconvenienti e ripartire.
Motore: pochi cavalli ma godibilissimi
Meccanicamente la Bear 650 deriva direttamente dalla Royal Enfield Interceptor, con la quale condivide il bicilindrico da 648 cm3 con lubrificazione forzata, carter umido e pompa per distribuzione dell’olio. Un propulsore con un gran bel carattere, in grado di erogare 47,4 CV a 7.150 giri (adatto quindi anche a chi ha la patente A2). Rispetto alla sorella più stradale abbiamo una maggiore coppia (3 Nm in più, per la precisione 56,5 Nm a 5.150 giri) grazie al nuovo sistema di scarico 2 in 1 che si adatta molto bene al look della Bear 650. Il cambio a 6 marce, accorciato nei rapporti rispetto alla Interceptor per rendere la moto più pronta e reattiva ai bassi, è molto morbido e piacevole da usare (moto ben più costose dovrebbero imparare!), mente la frizione a cavo è precisa nello stacco, ma richiede un certo sforzo.



Il telaio, una doppia culla in tubolare in acciaio, resta molto simile a quello della Interceptor, ma subisce alcune modifiche per adattarlo alle ruote da 19 all’anteriore e da 17 al posteriore, per irrobustire il telaietto (modificato nella parte finale) e per garantire una posizione di guida più aggressiva. Le pedane, per esempio, sono state avanzate per agevolare la guida in piedi e il manubrio è più dritto e ampio per garantire un maggiore controllo anche in fuoristrada. Le sospensioni hanno escursione maggiorata, per la precisione la forcella da 43 mm (non regolabile) ha una corsa di 130 mm mentre i doppi ammortizzatori regolabili, tramite ghiera con la chiave in dotazione, assicurano un’escursione di 115 mm al posteriore.


La taratura è molto buona quanto si guida a bassa velocità, mentre all’aumentare del ritmo se da un lato le sospensioni assicurano un’ottima precisione di guida anche nei curvoni veloci, dall’altro faticano a copiare le asperità. Specialmente il passeggero, complice anche con uno schiumato un po’ troppo rigido, riceve parecchi colpi su schiena e sul collo. Un chiaro segno di come la Bear sia nata soprattutto per viaggiare tranquilli godendosi il panorama.


I cerchi da 17 e 19 pollici montano pneumatici MRF Nylorex-F specifici per un uso misto su strada e sterrato da 100/90-19 e 140/80 R17. Invariato rispetto alla Interceptor l’impianto frenante; prevede sempre una pinza singola all’anteriore e una singola al posteriore, ma ora il disco anteriore è da 320 mm e troviamo a possibilità di disinserire l’ABS sulla ruota posteriore. Come già visto su altre Royal Enfield, il freno posteriore è surdimensionato perché in India i motociclisti non sono molto esperti e tendono a usare poco l’anteriore. Ecco perché anche sulla Bear 650 l’anteriore richiede parecchio sforzo per ottenere il massimo della potenza, mentre il posteriore è quasi più pronto anche se resta modulabile. Chiaramente su strada il meglio in termini di frenata si ottiene utilizzando contemporaneamente entrambe le pinze, mentre in fuoristrada a bassa velocità possiamo usare tranquillamente anche solo il posteriore, a tutto vantaggio della sicurezza.
TripperDash di serie
Anche se ispirata al passato la Bear 650 è equipaggiata con il sofisticato display a colori da 4 pollici che ha debuttato sulla nuova Himalayan 450 e che a noi è piaciuto moltissimo sin da subito, perché in un unico elemento circolare racchiude tutte le informazioni necessarie, un completo computer di bordo e anche la navigazione nativa di Google Maps che permette di tenere il telefono in tasca e visualizzare le mappe direttamente sul display.




Chiaramente abbiamo anche le funzioni di connettività per chiamate e musica e possiamo personalizzare il cruscotto per avere una modalità più analogica oppure una più digitale (In quest’ultima modalità appaiono le mappe della navigazione, nell’altra solo i pittogrammi).




La connessione con il telefono avviene tramite un’app gratuita Royal Enfield che oltre a permettere di impostare i dati di navigazione e fornire il riepilogo dei percorsi fatti prevede anche la possibilità di caricare tracce .gpx da utilizzare per la navigazione, così come di registrare nuovi percorsi.
Facile e divertente
In sella si ha subito la sensazione di avere tra le mani una moto facile da controllare e il peso di 214 kg non mette mai in difficoltà, nemmeno durante le manovre da fermo grazie alla maniglia posteriore che facilita gli spostamenti e all’ottimo bilanciamento. La sella a 830 mm di altezza è abbastanza stretta nella parte anteriore per consentire di toccare bene a terra con entrambi i piedi e garantisce anche in fuoristrada la possibilità di affrontare le parti più sconnesse potendo all’occorrenza zampettare con le gambe. Peccato come detto che sia davvero un po’ troppo dura, tanto da risultare scomoda nei viaggi a medio e lungo raggio. È vero che è pur sempre una scrambler pensata anche per il fuoristrada, dove la sella dura e sicuramente un plus, ma degli schiumati più morbidi avrebbero aumentato notevolmente il confort, specie del passeggero. Diciamo che la Bear 650 resta una moto per spiriti solitari, che all’occorrenza può ospitare anche un passeggero disposto a qualche piccolo sacrificio.


Appena si inserisce la prima marcia il peso scompare quasi del tutto perché è concentrato in basso e anche nel misto stretto la moto si guida davvero bene. Il manubrio facilità il controllo del mezzo e le leve regolabili permettono di trovare la giusta distanza dalle manopole. I blocchetti sono molto semplici e intuitivi; forse solo un po’ piccolo il joystick che permette di controllare le funzioni sul display, ma una volta fatta l’abitudine ci si muove facilmente tra le varie schermate. Un plauso va poi a Royal Enfield per aver inserito sul blocchetto destro un pulsante per disabilitare all’istante l’ABS sulla ruota posteriore, davvero utile quando si affrontano tratti in fuoristrada.

Sebbene non sia un mostro di potenza il bicilindrico che equipaggia la Bear 650 è davvero piacevolissimo da usare. La potenza arriva già ai bassi regimi ed è distribuita molto bene lungo tutto l’arco di erogazione. Non serve tirare le marce al limitatore perché la guida più redditizia si ha tenendo il motore sotto i 5.000 giri. Sopra ne ha ancora ma si capisce che non è il suo campo di utilizzo prediletto. La Bear 650 è pensata per farla scorrere dando marcia e per limitare l’uso del cambio nel misto grazie all’elasticità offerta dal motore. La risposta dell’acceleratore è lineare e il bicilindrico in linea non ha mai impuntamenti o vuoti, nemmeno quando chiudiamo improvvisamente il gas. Questo comportamento rende la guida molto piacevole su strada e aiuta molto nell’offroad leggero, dove la Bear se la cava davvero bene, chiaramente a patto di procedere lentamente perché in presenza di buche profonde o sassi smossi, a causa della ridotta corsa delle sospensioni, il limite arriva presto. L’abbiamo provata su uno dei nostri percorsi di riferimento e la trazione è davvero ottima, così come la possibilità di procedere con un filo di gas controllando molto bene la moto guidando in piedi.

Per chi pensa di utilizzarla spesso in fuoristrada potrebbe essere utile alzare il manubrio con dei riser, ma per un uso principalmente stradale con qualche puntatina in offroad va benissimo così come è posizionato.
Anche su strada se si adotta una guida troppo aggressiva non sono solo le sospensioni a mostrare i limiti, anche la ciclistica si fa meno precisa e più si va forte nelle curve e più occorre guidare la moto di forza per farle cambiare rapidamente direzione, operazione che però risulta facile grazie al corretto posizionamento delle pedane, all’ampio manubrio e alla possibilità di direzionare la moto sfruttando anche l’appoggio delle gambe al serbatoio. Resta comunque il fatto che la Bear 650 non è una moto sportiva e aumentando il ritmo aumentano anche le vibrazioni, che iniziano a farsi sentire superati i 100 km all’ora, specialmente sulle pedane. Sempre a favore di una guida rilassata dobbiamo anche dire che la totale assenza di riparo dall’aria non la rende particolarmente adatta ai trasferimenti autostradali dove è difficile viaggiare al limite della velocità codice. Non pensate però che la Bear 650 sia solo una moto per gitarelle fuori porta. Il suo bicilindrico è semplice e affidabile e con la giusta mentalità vi permetterà di affrontare qualsiasi viaggio. Del resto, c’è chi con la Royal Enfield Himalayan, una monocilindrica di soli 450 e 37 Cv ha macinato migliaia di chilometri nei posti più remoti della terra; perché non farlo quindi con una bicilindrica che ha anche 10 cavalli in più? Anche i consumi poi non sono male, con medie che si attestano tra i 20 e i 24 Km con un litro. É evidente che la Bear 650 è nata per godersi i viaggi su strade secondarie, affrontate con il giusto spirito di avventura e senza troppa fretta di voler arrivare. È in questo contesto che esprime il meglio di sé, regalando la possibilità di prendere una strada sconosciuta, magari sterrata, senza preoccuparsi troppo di dover gestire potenze eccessive o avere a che fare con elettroniche fantascientifiche. Qui c’è solo l’Abs, per altro ben tarato, e nessun controllo di trazione. Del resto con un motore da 48 cavalli scarsi, molto dolce nell’erogazione, non se ne sente più di tanto la mancanza.

E in città? Grazie alle sue caratteristiche la Bear 650 si muove agevolmente nel traffico, merito del buon angolo di sterzo e della fluidità del motore. Tra l’altro anche col caldo torrido in cui si è svolta parte della prova il bicilindrico non emana troppo calore e abbiamo apprezzato anche le protezioni poste sulle teste dei cilindri per evitare che le gambe possano andare a toccarle. Resta il già citato limite delle sospensioni e anche in città è bene adottare una guida tranquilla per non soffire troppo su buche e pavé.
Non economica, ma fatta per durare
La Royal Enfield Bear 650 non è una moto economica in assoluto, ci sono parecchie moto da 700 cc e circa 70 cavalli con dotazioni più complete che hanno un prezzo simile, ma è sicuramente ben fatta e sono poche le rivali che possono vantare le medesime caratteristiche.




Si vede che è una moto nata per durare a lungo e per non stancare. È disponibile con prezzi che vanno da 7.300 a 7.400 euro in base alle colorazioni, mentre la replica 249 con telaio verde e livrea bianca è proposta a 7.500 euro.
Scheda tecnica
Motore | bicilindrico 4 tempi da 648 cc |
Raffreddamento | aria/olio |
Cambio | 6 marce |
Potenza CV (kW)/giri | 47,4(34,9)/7150 |
Freno anteriore | a disco con pinza a doppio pistoncino |
Freno posteriore | a disco con pinza a doppio pistoncino |
Altezza sella (cm) | 830 mm |
Interasse (cm) | 146 cm |
Lunghezza (cm) | 221,6 |
Peso (kg) | 214 |
Pneumatico anteriore | 100/90 – 19″ |
Pneumatico posteriore | 140/80 – 17″ |
Capacità serbatoio | 13,7 litri |
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