Swm Superdual T: viaggio “leggero”

Chi come il sottoscritto ha orami i capelli grigi sicuramente ha nel cuore SWM (acronimo di Speedy Working Motors). Uno storico marchio italiano che negli anni ’70 ha contribuito a creare il mito del fuoristrada, facendo sognare migliaia di giovani con splendidi modelli da 50,100 e 125 cc. motorizzati Sachs e caratterizzati da soluzioni tecniche avveniristiche, come il primo forcellone a sezione rettangolare. Il debutto nel mondo delle competizioni avvenne in Spagna nel 1971, dove Pierluigi Rottigni ottenne subito un secondo posto nella classe 125 e Giuseppe Signorelli un terzo nella 100. Nel 1972 arrivò il titolo tricolore di Motocross e il bronzo nell’Europeo 125 di Regolarità. Nel corso degli anni successi e modelli (anche da trial) si susseguirono fino a quando la crisi colpì duramente numerose aziende Italiane. Malgrado la cessazione dell’attività il marchio è sempre rimasto nel cuore degli appassionati e ancora oggi le “mitiche” SWM col telaio arancione sono molto ambite tra i collezionisti di tutto il mondo e molte competono ancora nelle categorie storiche.

Oggi SWM è rinata grazie al connubio tra la passione e le competenze tecniche di Ampelio Macchi, e il know industriale e i capitali del colosso cinese Daxing Gong. Obiettivo: creare moto Made in Italy, riconoscibili nel tempo e di qualità. Il primo step è stata l’acquisizione degli impianti Husqvarna, di Cassinetta di Biandronno per partire subito da un’ottima base. A questo ha fatto seguito un lavoro di design e di ingegnerizzazione che ha portato a una gamma completa e competitiva grazie a un team in grado di gestire ogni fase della realizzazione di una moto.

Vera tuttofare

Si parla spesso di moto “tuttofare”, adatte sia su asfalto sia su strade sterrate, ma sono poche quelle che possono realmente definirsi tali, soprattutto adatte anche a chi non ha il fisico di Thor o le capacità di un pilota sopraffino. Se su asfalto i 250 chili e la potenza di una grossa endurona da 160 Cv sono difficili da gestire, i problemi si amplificano enormemente in fuoristrada, dove è un attimo trovarsi a terra e diventa assai arduo gestire pesi, dimensioni e potenze del tutto superflue. Ecco allora che una moderna monocilindrica acquista un senso, specie se con la moto volete farci un po’ di tutto senza spendere un capitale e amate percorre le strade secondarie. Purtroppo le alternative in questo ambito si contano sulla punta delle dita: Ktm, Yamaha, Bmw e qualche modello di cilindrata inferiore. SWM si inserisce perfettamente in questa categoria, proponendo addirittura due varianti più votate alla strada o al fuoristrada. L’accoppiata 17/19 della T è perfetta per chi di tanto in tanto mette le ruote fuori dall’asfalto, mentre la classica 18/21 consente di affrontare un fuoristrada ben più impegnativo, diventando un prodotto papabile per chi sogna l’Africa, o più semplicemente desidera muoversi con ben pochi limiti in Sardegna, Corsica o luoghi ricchi di sentieri e strade anche con guadi e pietraie.

Semplice e razionale

Il motore bialbero con la testa rossa non lascia dubbi sulla provenienza Husqvarna, mentre le sovrastrutture vantano un design moderno caratterizzato da componenti di ottimo livello. Dalle sospensioni pluri regolabili al forcellone in alluminio, dal doppio cavalletto al manubrio con paramani, passando per le complete protezioni e altri dettagli molto utili. Anche curiosando sotto la sella si nota un’attenzione alla qualità. Le plastiche sono pensate per il fuoristrada e oltre ad essere resistenti sono facili da smontare. Le protezioni integrate nel telaio e l’eccellente paramotore in alluminio proteggono molto efficacemente motore, serbatoio e collettori di scarico (la moto prevede due scarichi alti laterali). Portapacchi e telaietti per le valigie sono un po’ “spartani” nel design ma assolvono perfettamente il loro compito. Tra l’altro le valige (Givi) vantano la doppia apertura, a compasso o con accesso diretto dall’alto, e si montano e smontano in pochissimi secondi.  Il serbatoio da 18 litri in metallo abbinato a consumi ridotti assicura una notevole autonomia e grazie al doppio radiatore con elettroventola di serie anche nei climi più caldi la temperatura motore è sempre sotto controllo. Mancano le chicche e i gadget elettronici delle grosse endurone ma citando una nota frase di Henry Ford: “Quello che non c’è non si rompe”, e soprattutto permette di contenere i costi. Complessivamente la  moto è semplice, ma ben costruita, e offre una buona dotazione già nella versione base. Avremmo solo preferito un cruscotto più moderno, ma le informazioni di base ci sono tutte a eccezione del livello del carburante (c’è solo la classica spia della riserva).

Motore e ciclistica ottimi

La SWM Superdual T eredita telaio e motore della Husqvarna TE 610. Al robusto telaio monotrave sono abbinati telaietto posteriore e forcellone in alluminio. Il motore è il monocilindrico doppio albero di 600 cc con 4 valvole e iniezione elettronica Mikuni, aggiornato per rispettare la normativa Euro 4. La potenza di 54,5 Cv a 7.500 giri (esiste però anche la versione depotenziata) è più che sufficiente per andare ovunque alle andature consone per questa tipologia di moto. Il cambio a 6 marce è molto fluido e grazie alla presenza della frizione idraulica l’utilizzo non richiede sforzi eccessivi alla leva.
Un punto di forza della Superdual sono sicuramente le sospensioni. La forcella anteriore è una Fast Ace completamente regolabile con steli da 45 mm e 210 mm di escursione. Dietro c’è un mono Sachs con 270 mm di escursione e regolazione rapida del precarico tramite un pomello facilmente raggiungibile anche stando in sella. La taratura standard è bella sostenuta, quasi da motard, il che permette di divertirsi moltissimo nel misto stretto. Intervenendo però sui registri si può adattare la moto anche al fuoristrada più impegnativo, oppure alla gita in due con tanti bagagli. In questo il pomello di regolazione rapida del mono aiuta tantissimo.
L’impianto frenante prevede pinze Brembo e dischi Braking da 300 mm all’anteriore e 220 al posteriore. La franata è buona agendo su entrambi i dischi, mentre usando solo l’anteriore si vorrebbe qualcosa in più. In compenso la modularità è ottima. L’Abs di serie è fin troppo invasivo sullo sconnesso, però ha il pregio di poter essere disabilitato sulla ruota posteriore per migliorare la guida in fuoristrada. Avremmo preferito la possibilità di toglierlo totalmente, almeno sulla versione X. Un suggerimento che ci sentiamo di dare ai tecnici per la versione T è l’adozione di un parafango basso (magari come alternativa a quello alto), che sicuramente migliorerebbe la guida alle velocità più elevate, riducendo sensibilmente i fenomeni di sbacchettamento oltre i 125 Km/h. Per quanto riguarda la ciclistica la dotazione comprende cerchi a raggi con camera d’aria che sulla T ospitano gomme Metzeler Tourance Next 110/80×19” e 140/80×17”. Con i cerchi da 18 e 21 della X gli pneumatici sono invece Metzeler Enduro 3 Sahara 90/90×21” e 140/80×18”, ma si possono montare anche pneumatici più specialistici. Purtroppo non abbiamo potuto provare la X, ma siamo sicuri che grazie a un peso a secco di 169 Kg  potrebbe diventare una delle moto più ambite dai chi ama il turismo esplorativo che non si limiti alle classiche strade bianche, fattibili da chiunque anche con la T grazie alla grande facilità di utilizzo.

Divertente tra curve e tornanti, facile in fuoristrada

La posizione di guida della Superdual T è un buon mix tra strada e fuoristrada, ma la sella alta (890 mm) non consente a chi è più basso di 175 cm di toccare agevolmente terra. Fortunatamente è possibile ordinare la moto con una sella ribassata di 4 cm. Il manubrio è ben fatto e integra anche ottimi paramani integrali. Il cupolino offre una buona protezione dall’aria, mentre il faro garantisce un’illuminazione solo discreta nelle ore notturne. Nella versione GT pack vengono però in aiuto i due faretti supplementari che migliorano nettamente la situazione. Complessivamente la moto è comoda, ma la sella è  troppo scivolosa e inclinata in avanti. Di fatto si è costretti a guidare a ridosso del serbatoio e in autostrada il peso eccessivo sull’anteriore innesca, complice anche il parafango alto,   ondeggiamenti oltre i 125 Km/h che invitano a non andare oltre (cosa che il motore potrebbe fare tranquillamente tanto spinge forte a tutti i regimi). Vero è che come tutte le monocilindriche la Superdual non ama le lunghe trasferte autostradali e i 120 Km/h di velocità di crociera sono tutto sommato accettabili. Paradossalmente le cose migliorano con il passeggero a bordo, che tra l’altro tra i due è quello che sicuramente gode di una posizione più favorevole. Resta comunque il fatto che la Superdual T predilige di gran lunga le strade secondarie, meglio se strette e piene di curve. In questo contesto il peso e la spinta del mono la rendono molto divertente, sembra quasi di guidare una supermotard. Le sospensioni reagiscono bene e anche in città la moto è agilissima. L’avviamento elettrico è molto pronto e occorre solo abituarsi a usare la leva per le partenze a freddo, pena insistere inutilmente con il bottoncino in attesa che il mono prenda vita. Una volta avviato gira regolare, anche se nel modello in prova abbiamo notato un minimo eccessivamente alto (attorno ai 1900 giri/min).

Conclusioni

 

La SWM Superdual T è una moto che sicuramente ha un suo perché nell’attuale panorama motociclistico. Certo è un mezzo di nicchia, perfetto per chi ama il turismo esplorativo e vuole un mezzo realmente in grado di garantire ottime performance in fuoristrada, specie nella versione con cerchi da 18” e 21. Il prezzo è indubbiamente concorrenziale (7.490 Euro), specie nella versione GT (8.390 Euro)) che prevede faretti e borse laterali con doppio sistema di apertura (dall’alto o laterale). Anche sulla “base” troviamo comunque paramani, cupolino un bel paramotore in alluminio, protezioni laterali e cavalletto centrale.

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