Bicilindrico fronte marcia da 660 cc., 80 Cv tutti da godere, ciclistica ed elettronica raffinate, cerchio da 21″ all’anteriore e 18″ al posteriore, tanti componenti in alluminio e solo 204 Kg con il pieno sono il biglietto da visita di una delle enduro di media cilindrata più raffinate e interessanti attualmente in commercio.
Del resto, il nome è di quelli “importanti” e Aprilia non poteva certo rischiare di deludere i tanti fan che da anni aspettavano la rinascita della Tuareg. Per fortuna in quel di Noale le moto le sanno indubbiamente fare e riescono anche a dargli un carattere sempre ben definito, sia estetico sia sotto il profilo delle prestazioni e del feeling di guida grazie a ciclistiche performanti. La Tuareg 660 non delude in alcun modo le aspettative, interpretando al meglio la filosofia Aprila e fornendo eccellenti prestazioni sia in strada sia in fuoristrada, dove si trova a proprio agio come poche altre dirette concorrenti.
Bella e tecnologica
L’estetica, specie in questa versione con grafiche dedicate al modello portato in gara dai piloti ufficiali, è decisamente personale e le linee giocano molto su una parte posteriore molto snella e filante, con le doppie luci che vanno a delineare forme che ricordano quelle tipiche del codino di una moto da cross, e una parte anteriore più importante dove spicca il grande cupolino protettivo e il serbatoio da 18 litri studiato per facilitare la guida in offroad.
L’Advanced Design Center Piaggio ha lavorato davvero bene, reinterpretando in chiave molto personale il tema delle moderne enduro stradali con la caratteristica della parte anteriore completamente trasparente, che alleggerisce il frontale mettendo in evidenza la torretta della strumentazione quasi fosse un roadbook.
Tra l’altro il display TFT a colori da 5 pollici è protetto molto bene dalla luce e risulta perfettamente visibile in ogni condizione. Dotato di sensore crepuscolare, integra un completo computer di bordo e tutte le indicazioni relative al sistema MIA (opzionale) che permette di collegare lo smartphone e gestire chiamate, musica, interfono, assistenza vocale e navigazione (sul display TFT appaiono però solo i pittogrammi e non la cartografia). Tramite l’APP dedicata è anche possibile registrare i percorsi e utilizzare lo smartphone come second screen per visualizzare ulteriori info rispetto a quelle mostrate sul cruscotto.
Tutte le funzioni sono facilmente gestibili grazie ai tasti cursore sul blocchetto sinistro e al tasto dedicato a riding Mode sul blocchetto destro, che permette di passare istantaneamente da una modalità di guida a un’altra anche in marcia. Anche la regolazione del controllo di trazione può essere fatta molto rapidamente e la schermata principale permette di accedere a tutte le funzioni del computer di bordo, alla regolazione delle eventuali manopole riscaldate (se presenti) e alle varie informazioni di servizio.
Tenendo premuto il tasto cursore destro si entra nella sezione dedicata alla personalizzazione della moto e dei riding mode. Immediatamente sopra al display troviamo una barra di alluminio che risulta molto comoda per fissare agevolmente navigatori o altri accessori, alimentabili tramite la presa Usb posizionata proprio a fianco del display.
Chiaramente l’impianto di illuminazione è full LED, compresi gli indicatori di direzione, e il nuovo gruppo ottico è dotato di DRL perimetrali. Le finiture sono molto buone, non ci sono fastidiosi scricchiolii di plastiche e anche la componentistica è di ottimo livello. Basta osservare le leve di freno e cambio in alluminio, al pari del bellissimo cavalletto che ha solo il difetto di tenere la moto fin troppo inclinata, tanto da richiedere attenzione quando si parcheggia su terreni cedevoli. Anche i supporti delle pedane per il passeggero, facilmente rimovibili per la guida in solitaria, sono in alluminio. Cosa manca? Per come è stata progettata e per quello per cui è stata pensata nulla; per chi la vuole utilizzare anche come moto da turismo esplorativo forse portapacchi e cavalletto centrale, disponibili però come accessori.
Ciclistica raffinata
Il telaio della Aprilia Tuareg 660 è una struttura composta da tubi di acciaio altoresistenziale e piastre stampate. Il telaietto reggisella in acciaio è saldato al telaio in modo da poter supportare un carico totale fino a 210 kg. Il motore è ancorato al telaio in sei punti differenti e a proteggerlo ci pensa un grande paramotore che preserva anche i collettori di scarico.
Il forcellone a doppio braccio è in alluminio e su di esso agisce l’ammortizzatore Kayaba dotato di leveraggio progressivo con un’escursione da 240 mm. Anche la forcella a steli rovesciati da 43 mm di diametro, sempre Kayaba, vanta la medesima escursione ed entrambi i componenti sono pluri-regolabili; per il mono è previsto anche un pratico pomello di regolazione del precarico facilmente accessibile.
Malgrado l’elevata escursione la sella resta a un’altezza contenuta da terra (86 cm la standard), il che permette di toccare con entrambi i piedi anche a chi supera di poco il metro e settanta grazie alle caratteristiche del telaio e all’estrema snellezza della sella nella parte anteriore. La vocazione offroad si vede chiaramente non solo dall’escursione delle sospensioni, ma anche dalla scelta delle misure dei cerchi tubeless in alluminio, con l’anteriore da 2,5×21” e il posteriore da 4,5×18”. Di serie calzano Pirelli Scorpion Rally STR nelle misure 90/90 e 150/70, ma chiaramente le misure dei cerchi permettono di montare anche pneumatici molto specialistici. L’impianto frenante Brembo prevede un doppio disco da 300 mm all’anteriore con pinze a doppio pistoncino e un singolo disco da 260 mm e pinza flottante a singolo pistoncino al posteriore. La frenata su strada non è di quelle “cattive” e per frenare forte occorre pinzare con decisione; in fuoristrada invece è perfetta perché garantisce la giusta modulabilità per frenare sicuri anche su terreni viscidi. Chiaramente sia Abs che Traction Control sono disinseribili.
Motore protagonista
Derivato dalle versioni stradali e appositamente adattato per la Tuareg, il bicilindrico Aprila ha testata, camere di combustione, condotti, cilindri e pistoni derivati direttamente dal V4, con cui condivide anche il medesimo alesaggio di 81 mm, mentre la corsa è di 63,9 mm.
Per ridurre gli ingombri e rendere la struttura più robusta il motore ha il carter diviso orizzontalmente in due pezzi con i cilindri integrati nel semicarter superiore. I tecnici hanno lavorato moltissimo non solo per ridurre i pesi, ma anche per conferire al bicilindrico in linea un carattere simile a quello dei motori a V. Per questo è stata scelta una fasatura con perni di biella disposti a 270° e con combustioni asimmetriche e sfalsate di 270° per ottenere scoppi irregolari. Rispetto alla versione stradale quello montato sulla Tuareg 660 ha subito moltissime varianti per garantire maggiore coppia ai bassi regimi, una migliore lubrificazione per supportare le condizioni più gravose e un accesso semplificato al filtro dell’aria per una rapida pulizia.
Novità anche per la coppia dell’olio, ora più alta in modo da aumentarne la luce a terra a ben 240 mm. Il cambio ha 6 marce dotato di quickshift (opzionale) ha una prima molto corta per affrontare gli ostacoli più impegnativi e la frizione multidisco in bagno d’olio con antisaltellamento dispone di un sistema di asservimento meccanico che permette di avere un comando al manubrio molto morbido. Il risultato è un sistema cambio/frizione che lavora davvero bene, al pari del quickshift che diventa estremamente fluido appena superati i 3.000 giri. Le prestazioni del bicilindrico Aprilia sono molto interessanti in relazione alla cilindrata; la Tuareg 660 vanta ben 80 CV a 9.250 giri/min, con una coppia massima di 70 Nm a 6.500 giri/min di cui il 75% a disposizione già dai 3.000 giri/min. Nella pratica questi dati si traducono in prestazioni entusiasmanti (anche il sound è coinvolgente, specie agli alti) e un grande piacere di guida, grazie anche a vibrazioni sempre estremamente contenute. Un plauso va anche all’acceleratore ride-by-wire, davvero molto preciso. Va detto che a livello di elettronica Aprilia è sempre stata all’avanguardia e anche la Tuareg 660 vanta di serie un pacchetto di controlli di tutto rispetto. Si chiama APRC e comprende Traction Control regolabile su 4 livelli (escludibile), Cruise Control, controllo del freno motore durante la fase di chiusura del gas regolabile su 3 livelli, 3 possibili risposte del motore e 3 mappature (a cui se ne aggiunge personalizzabile dall’utente) che cambiano le caratteristiche di guida senza però modificare la potenza massima erogata.
Due, la Urban e la Explore, sono dedicate principalmente alla guida su asfalto, mentre una è specifica per l’offroad e prevede livelli minimi di traction control e di freno motore. Inoltre, la risposta del motore è più dolce e l’ABS è disabilitato sul freno posteriore (ma può essere escluso anche su quello anteriore). Per ultima troviamo la Individual, che è la modalità totalmente personalizzabile e memorizzabile per averla sempre disponibile assieme alle tre standard.
In sella
Grazie alla sella bassa e molto rastremata nella parte anteriore si tocca bene a terra con entrambi i piedi e il fatto che sia in un unico pezzo permette di spostarsi molto agilmente con il corpo quando si guida in fuoristrada. La triangolazione sella/manubrio/pedane è ottima, sia guidando seduti sia in piedi, e l’ampio manubrio assicura un eccellente controllo. Anche la conformazione del serbatoio aiuta molto nella guida in fuoristrada, perché permette di avanzare molto lasciando che le gambe stringano molto bene i fianchi per direzionare la moto.
Il cupolino di serie è sufficientemente ampio e protettivo ma per contenere il peso della moto si è scelto di non aggiungere alcun meccanismo di regolazione. In base alla statura e alla posizione in sella si potrebbero avvertire leggere turbolenze sul casco, risolvibili con il copulino maggiorato (opzionale) o aggiungendo un’aletta devia flusso nella parte superiore. Complessivamente il confort è buono e anche il passeggero non se la passa affatto male, a parte la mancanza di un portapacchi con relative maniglie a cui tenersi (come detto in apertura è disponibile come optional).
Di serie ci sono due appigli ricavati sotto la sella che tornano molto utili più che altro nelle manovre da fermo o quando si deve spostare la moto in fuoristrada. Una chicca il rivestimento della sella in simil alcantara, che però ha il difetto di metterci parecchio ad asciugarsi in caso di pioggia.
Il serbatoio da 18 litri, unito a consumi decisamente bassi (si fanno facilmente i 21 km con un litro senza lesinare troppo e in città difficilmente si scende sotto i 14) è un ottimo compromesso tra maneggevolezza e autonomia anche se vista l’indole della moto avremmo gradito molto la possibilità di montare serbatoi supplementari al posteriore. Speriamo che qualche produttore specializzato presenti presto una soluzione aftermarket. Su asfalto La Tuareg 660 è molto divertente grazie alla ciclistica agile e precisa e a un motore sempre pronto e con un allungo entusiasmante fino ai 10.000 giri. A 130 all’ora si attesta attorno ai 6.000 gira rendendo la moto adatta anche a lunghe trasferte autostradali. In fuoristrada stupisce per la facilità di guida rispetto a moto più pesanti e massicce. Anche su salite ripide con pietre smosse, che tra l’altro abbiamo affrontato con le gomme di serie, assicura tanta trazione e si comporta davvero bene. Le sospensioni Kayaba, molto scorrevoli, copiano bene le asperità e danno tanta sicurezza.
Ma la domanda che in molti si faranno è: ” ma è anche una moto da viaggio”? Assolutamente sì, come può esserlo una Yamaha Ténéré e più in generale tutte le moto con una spiccata propensione all’offroad. Soprattutto con passeggero e tanti bagagli si deve accettare qualche compromesso rispetto a una maxi enduro più stradale; per contro se si viaggia in solitario e si fa parecchio fuoristrada la guida non solo è più semplice, ma anche molto più divertente.
Conclusioni
Su internet si legge tutto e il contrario di tutto su questa moto. Chi la ama, chi la odia ma di fronte a moto che “osano” è sempre così e spesso i giudizi sono dettati dal fatto che non vengono considerati veramente i motivi che hanno portato allo sviluppo di una moto di questo tipo. La Tuareg 660 non è una moto stradale che all’occorrenza può fare anche del fuoristrada leggero. Al contrario, è una moto che va molto bene su strada ma che è nata per andare in fuoristrada, affrontare deserti e spingersi molto vicino a dove solitamente “osano” solo le monocilindriche. Chiaramente per farlo occorrono fisico e tecnica, ma la bicilindrica di Aprila è pronta a supportare al meglio il pilota con motore e ciclistica raffinata. Non possiamo dare un giudizio su affidabilità o altro perché l’abbiamo avuta in prova per poco tempo, ma possiamo dirvi che a noi è piaciuta molto in ottica di un effettivo utilizzo anche in offroad. Per un utilizzo solo stradale non è probabilmente la scelta più razionale, anche se sappiamo bene che la moto è passione e non sempre la passione ci porta a fare scelte logiche. Venendo al prezzo, la versione standard costa 11.999 euro (12.699 per il modello in prova Dakar Podium), un prezzo allineato a quello delle dirette concorrenti e interessante considerando anche la dotazione di serie.