La Suzuki Bandit 1250 ABS è ormai un classico delle grosse cilindrate, best seller nei paesi nordici è la quintessenza della tradizione, un grosso motore, potenza ragionevole, coppia sempre abbondante
Se dovessimo trovare l’aggettivo che più si addice alla Suzuki Bandit 1250 ABS sicuramente sarebbe “concreta”, sì, perché parliamo di una moto che, a dispetto delle mode e degli anni, ha saputo mantenersi sempre fedele a sé stessa: un grosso motore dolce e robusto, una ciclistica semplice ma efficace, una linea tradizionale, che non invecchia seppur non stupendo.
Ma partiamo dal motore, un solido 4 cilindri da 1.255 cc, distribuzione a doppio albero in testa, dotato di iniezione elettronica e raffreddamento a liquido. Nonostante l’elevata cubatura la potenza massima è contenuta in 98 cv ma erogati a soli 7.500 rpm, con una coppia di ben 108 Nm a 3.700 giri. Valori questi che consentono una guida veramente rilassante, con una risposta sempre pronta del gas e un limitato uso del cambio anche quando si viaggia in due o nel misto. Un aspetto non secondario di questa accoppiata (grossa cubatura e potenza limitata) è l’elevata affidabilità, questo 1.255 è sicuramente un motore destinato a percorrenze molto elevate senza la necessità di onerose manutenzioni.
Il reparto ciclistica è molto “legacy”, una doppia culla in tubi di acciaio, con forcella tradizionale e mono. regolabili nel precarico. Nulla di trascendentale ma estremamente efficace nella guida di tutti giorni. In grado di digerire sia il pavé cittadino che le buche delle strade più disastrate. La comodità, anche in due,
è assicurata in tutte le condizioni di guida, grazie alla sella ben conformata e imbottita. Certo non parliamo di un’impostazione sportiva, la Bandit 1250 ABS non è un mezzo da condurre con piglio eccessivamente sportivo, il peso (254
kg in marcia) e l’impostazione generale del mezzo sono più da Milano-Gibilterra che da da Mugello.
L’ABS nel nome tradisce la presenza di questo ormai indispensabile ausilio alla frenata, ABS che coadiuva i due dischi anteriori da 310mm e il singolo posteriore da 240, peraltro mai in affanno ma, al contrario, sempre estremamente modulabili e pastosi.
Anche la strumentazione è un misto di moderno e tradizione, con due strumenti circolari, dove trovano posto un contagiri analogico e il tachimetro più altre informazioni di servizio come l’utile livello del carburante.
Veniamo al lato estetico, ok, non è una naked o una sport tourer ultima moda, dalle linee nette e tagliate con l’accetta, neppure un trionfo di curve e cromature kitsch. E’ una moto nel concetto più tradizionale e semplice del termine. Un protettivo cupolino, con due leggeri fianchetti a nascondere il radiatore, il serbatoio, la sella e poco altro. Semplice e lineare, improntata alla massima fruibilità razionale. Concreta.
Prima di passare al videocommento due parole sul prezzo, 9.500€ di listino, forse meno dopo attenta contrattazione. Praticamente il prezzo di un maxiscooter, sicuramente interessante per chi cerca comunque la “moto di sostanza” ma è anche attento ai costi.
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