Test: Triumph Tiger 660 Sport

La Triumph Tiger Sport 660 condivide il motore con la sorella Trident ed è l’unica del suo segmento a vantare uno schema a 3 cilindri, caratteristica che la rende una delle più sofisticate moto sotto i 700 cc. oggi in commercio. È la classica moto con cui fare veramente tutto, dai lunghi trasferimenti autostradali, dove offre un’adeguata protezione aerodinamica, ai passi di montagna, dove sia nel misto veloce che nello stretto si rivela estremamente agile e divertente.

Design semplice e funzionale

Il design della Tiger Sport è molto semplice, senza azzardi stilistici, ma incarna perfettamente lo spirito di una crossover pensata per un pubblico molto trasversale. Ecco quindi linee sportiveggianti, con la coda sfuggente accentuata dalle maniglie per il passeggero protese verso l’alto, abbinate a un frontale che grazie al cupolino regolabile in altezza con una sola mano regala una buona protezione dall’aria senza essere eccessivamente largo (per chi fa prevalentemente turismo ne esiste uno maggiorato).

Purtroppo, l’ampia sella è pensata più per il pilota che per il passeggero; mentre il primo può infatti spostarsi liberamente e ha molto spazio, al secondo è riservato un sellino che seppur comodo è abbastanza striminzito per affrontare un lungo viaggio. Per fortuna pedane e maniglie sono al punto giusto e compensano in parte la posizione un po’ sacrificata. Oltre all’ottima seduta il pilota apprezzerà moltissimo la posizione di pedane e manubrio. Soprattutto il manubrio ci ha convinto moltissimo perché è ampio come quello di una maxi enduro e perfettamente posizionato per garantire sempre un grande controllo dell’avantreno, che malgrado sia fin troppo leggero quando si decide di mettere alla frutta il 3 cilindri inglese è anche molto comunicativo e facilissimo da indirizzare anche nel misto stretto. I comandi sono intuitivi e la leva del freno è dotata di regolazione della distanza. Quella della frizione a cavo è invece fissa.

Sul blocchetto di destra troviamo i pulsanti per gestire il quadro strumenti e accedere ai menu, oltre a quello per l’impostazione delle due mappature disponibili (Normal e Rain) e ai consueti tasti per l’avvisatore acustico, indicatori di direzione e abbaglianti. Sul blocchetto destro troviamo solo il pulsante di start e quello per l’attivazione del lampeggio di emergenza. Nel nostro caso la moto in prova non era dotata di manopole riscaldate, disponibili come optional (266 euro). Anche il colore Korosi red/ graphite è optional (100 euro), mentre di serie ci sono il nero e il blu.
La strumentazione è semplice, ma completa, con il computer di bordo che offre moltissime informazioni. Risulta molto facile passare da una schermata all’altra e anche intervenire sulle varie impostazioni. In opzione è disponibile il controllo della pressione degli pneumatici e il sistema di connettività My Triumph che supporta navigazione semplificata turn-by-turn, controllo remoto della GoPro, ascolto della musica e gestione dello smartphone.

Le finiture sono come sempre di ottimo livello e solo in alcuni dettagli secondari si denota l’esigenza di risparmiare un pochino. In particolare, avremmo preferito una maniglia per il cupolino più pratica e un passaggio del cavo della frizione migliore, visto che la curva superiore cade all’interno dell’area visiva del display. Molto belli invece gli attacchi integrati per le valigie, i gruppi ottici full-LED, così come gli indicatori di direzione auto-disattivanti e la chiave dotata di immobilizer integrato.

Comoda e facile

Malgrado il motore abbia un gran bel caratterino, tanto da far divertire anche chi proviene da cilindrate maggiori, la Tiger 660 resta una moto molto intuitiva e facile da guidare. Merito del 3 cilindri che regala un’erogazione sempre piena e molto lineare, ma anche delle linee molto snelle e di una ciclista ben tarata per un uso misto sportivo/turistico, che fa sembrare la moto ancora più leggera dei 206 Kg dichiarati in ordine di marcia. La sella posta a 835 mm, ma molto rastremata, semplifica anche le manovre da fermo e chi è attorno ai 170 cm tocca facilmente con entrambi i piedi.

Motore protagonista

Lo splendido tre cilindri che fa 660 cc con distribuzione bialbero a 12 valvole eroga 81 CV a 10.250 giri/min e vanta una coppia di 64 Nm a 6.250 giri/min. Estremamente compatto, è probabilmente il miglior motore di media cilindrata attualmente in commercio e vanta un buon allungo ben oltre gli 8.000 giri senza rinunciare a un’ottima prontezza ai bassi. Si apprezza in ogni contesto sia che ci si stia muovendo in città sia su qualche bella strada di montagna, dove la fluidità di questo propulsore permette di ridurre al minimo i cambi marcia godendosi la guida.

Il cambio dal canto funziona perfettamente e la frizione dotata di dispositivo antisaltellamento è sufficientemente morbida per non stancare nemmeno se non si è optato per la cambiata assistita disponibile come opzionale. Peccato che la leva non sia regolabile nella distanza. Quando si vuole adottare una guida più sportiva il 3 cilindri inglese non si tira certo indietro, sfoderando una grinta davvero notevole sottolineata da un bel sound proveniente dallo scarico molto ben integrato nella linea. La ciclista è sempre all’altezza della situazione e solo esagerando si vorrebbe un avantreno più piantato, e magari una forcella pluriregolabile, ma stiamo parlando di uno stile di guida veramente cattivo che poco si addice a questa tipologia di moto. Nell’uso abituale, anche sportivo, la forcella Showa con steli da 41 mm è ottima perché incassa bene anche le asperità del manto stradale senza essere troppo cedevole, mente l’ammortizzatore regolabile nel precarico con una pratica manopola posizionata vicino alla pedana destra del passeggero permette di cambiare rapidamente l’assetto in base a carico e preferenze personali.


Telaio intubi di acciaio e forcellone dalle dimensioni generose completano una ciclistica improntata alla semplicità ma di grande efficacia, così come l’elettronica. Di serie troviamo infatti Abs e controllo di trazione non regolabili (ma il TCS è disinseribile) e sistema ride by wire con due mappature selezionabili: la Standard sfrutta pienamente le potenzialità della moto mentre la Rain è dedicata alle situazioni di bagnato o di fondo stradale particolarmente viscido. Se si ha esperienza si può di fatto tenere la Tiger 660 sempre in modalità standard perché il controllo del gas e la fluidità del motore permettono di guidare in modo rilassato tenendosi sempre un buon margine di sicurezza. I freni Nissin compiono egregiamente il loro lavoro e le gomme Michelin Road 5 nelle misure 120/70 e 180/55 montate su cerchi da 17 sono un ottimo compromesso tra sportività, facilità di guida e durata.
Il serbatoio ha capienza di 17,2 litri, abbinato a consumi che nei trasferimenti superano facilmente i 23 Km con un litro, assicura una buona autonomia.
La Tiger Sport 660 è disponibile anche in versione depotenziata che porta la potenza a 47,8 Cv tramite un kit che prevede una mappatura specifica e la parzializzazione dell’acceleratore. La coppia scende a 51Nm è l’operazione è reversibile in concessionaria.

Tanti optional ma occhio al prezzo finale!

La gamma di accessori forniti direttamente dalla casa madre è molto ampia. Si va dai fari fendinebbia al portapacchi, dalle valigie ai paramani, dallo Shift Assist (367 euro) alla connettività Bluetooth (270 euro). Insomma, con il configuratore della Triumph Tiger Sport 660 è molto facile farsi prendere la mano facendo salire sensibilmente il prezzo di partenza, che si attesta a 9.495 euro. Già nella versione base però, a parte eventuali valigie, ha tutto ciò che serve per divertirsi in ogni situazione.