Moto Morini Seiemmezzo STR

Con la Seiemmezzo Moto Morini non solo è entrata a pieno titolo nel segmento delle bicilindriche stradali di media cilindrata, ma lo ha fatto con una scelta inedita in termini di cerchi e gommatura che prevede il classico 17” al posteriore e un 18” all’anteriore, soluzione tecnica condivisa con la versione scrambler denominata SCR. Una scelta che nel test ci ha convinto molto perché la moto scende in piega in modo molto progressivo, regala tanta confidenza e malgrado i “soli” 61 cavalli è in grado di far divertire nel misto grazie a una ciclista molto bilanciata, sospensioni regolabili di ottimo livello, in relazione alla categoria e al prezzo, e un impianto frenante Brembo che è risultato molto modulabile e più che adeguato alle prestazioni.

Ma procediamo con ordine e iniziamo come sempre da un’analisi estetica perché la Moto Morini Seiemmezzo si distingue anche per il design e le proporzioni. A prima vista sembra quasi una moto di maggiore cilindrata specialmente quando la si osserva da tre quarti, angolazione che mette in evidenza il grande faro tondo full led, con luci DRL perimetrali, e il bel serbatoio da 16 litri in metallo.

A convincere nella vista laterale e posteriore sono invece le forme molto snelle della coda, con la sella tronca sotto al quale troviamo il piccolo ma efficiente faro a Led. Nel nostro caso proprio la parte posteriore è impreziosita con la cover per trasformare la Seimmezzo in una monoposto e con il porta targa alto al posto di quello standard, che prevede il montaggio a sbalzo sul forcellone. A noi piace decisamente di più il posizionamento in alto, il problema è che montando questo accessorio resta un’antiestetica placca di metallo in corrispondenza della pinza freno. Andrebbe data la possibilità di rimuoverla nel caso di optasse per il porta targa alto.

La moto era equipaggiata anche con altri due accessori interessanti (il costo di tutti gli optional è per altro contenuto); il puntale, che non solo dona maggiore grinta ma va a riempire meglio la parte inferiore, e il cupolino dallo stile retrò al posto della piccola “unghia” prevista di serie. Svolge puramente una funzione estetica, perché a livello di protezione non avendo un parabrezza non cambia praticamente nulla.

Con o senza accessori la Seiemmezzo Str ha una grande personalità e un design azzeccato, privo di eccessi ma proprio per questo in grado di soddisfare una vasta gamma di motociclisti che badano alla sostanza e sono rassicurati da linee e proporzioni ben definite. E qui di sostanza ce ne è effettivamente parecchia, perché con meno di 7.000 euro ci si porta a caso una moderna bicilindrica con una ciclistica davvero a punto e un motore che indubbiamente non è un mostro di potenza, ma divertente e fruibile in tutte le condizioni d’uso, come avremo modo di evidenziare più avanti.

Le finiture sono molto buone in relazione al prezzo e non mancano chicche degne di una moto premium, come i blocchetti retroilluminati e il display TFT a colori da 5 pollici in grado di interfacciarsi con lo smartphone per gestire musica, chiamate e navigazione.

La componentistica è di qualità, basti pensare alle sospensioni Kayaba, ai freni Brembo, alle luci full led (compresi gli indicatori di direzione) e alle leve di freno e frizione entrambe dotate di rondella per la regolazione della distanza dalle manopole. L’unico componente a mio avviso non proprio bellissimo è lo scarico, ben integrato nella linea come posizionamento, ma un po’ grezzo. Sicuramente i produttori di scarichi aftermarket avranno modo di proporre soluzioni esteticamente più appaganti. Buoni i cablaggi e le finiture, anche nei punti meno in vista; bene anche l’assemblaggio e non si segnalano fastidiosi scricchioli, solo una leggera risonanza di tanto in tanto che crediamo provenga più che altro dal sistema di aspirazione. Bene anche sotto il profilo delle vibrazioni percepite su mani e piedi per lo più attorno ai 4.000 giri, ma mai realmente fastidiose.

Motore collaudato e ciclistica efficace

Incastonato nel telaio a traliccio in acciaio, a cui è infulcrato il forcellone in alluminio su cui agisce senza leveraggi un mono ammortizzatore regolabile nel precarico e nell’estensione con 120 mm di escursione, il bicilindrico parallelo da 649 cc raffreddato a liquido, che eroga 61 CV a 8.250 giri/min e 54 Nm a 7.000 giri/min, è il medesimo montato con successo sulla Moto Morini X-Cape, ma con una mappatura dedicata per migliorare l’erogazione ai medi e bassi regimi. Anche all’anteriore la forcella Kayaba a steli rovesciati da 43 mm offre un’escursione di 120 mm e anch’essa è regolabile in estensione, precarico e compressione. Sospensioni di qualità, insomma, difficili da trovare su moto in questa fascia di prezzo. Inusuale come accennato in apertura, ma efficace, la scelta di adottare cerchi in lega da 18” all’anteriore e 17” al posteriore che calzano gli ottimi Pirelli Angel GT in misura 120/70 e 160/60. Di qualità anche l’impianto frenante Brembo che prevede pinze flottanti a 2 pistoncini con doppio disco da 298 mm all’anteriore e pinza a singolo pistoncino con disco da 255 al posteriore.

Non è un impianto “aggressivo” e per ottenere il massimo della potenza bisogna agire con decisione sulle leve, ma il suo pregio è proprio quello di essere estremamente modulabile e non mettere mai in difficoltà nemmeno i piloti meno esperti.

Il peso a secco di 200 Kg non fa certo gridare al miracolo, ma grazie alla seduta bassa da terra (solo 81 cm) e alla bontà della ciclistica il controllo è ottimo sia nelle manovre da fermo sia e soprattutto durante la guida, dove la Seimmezzo si è rivelata sufficientemente agile e reattiva mascherando benissimo qualche chilo di troppo. Il motore grazie alla rapportatura corta è subito pronto e dai 3.000 giri sfodera anche un bell’allungo fin quasi ai 10.000giri, peccando solo un po’ in elasticità sotto i 2000 giri o quando si rallenta improvvisamente e si vuole ripartire rapidamente senza scalare. In questo caso la moto fatica un po’ e il motore tende a borbottare fino a superare i 3.000 giri, soglia oltre il quale si mantiene sempre estremamente godibile.

Diciamo che per sfruttarla al meglio la Moto Morini Seimmezzo richiede l’uso frequente del cambio, che per altro funziona molto bene al pari della frizione, precisa anche se un po’ dura da azionare. Sulla Seiemmezzo l’acceleratore è a cavo; niente Ride by Wire e niente mappature; l’elettronica si limita alla presenza dell’Abs, non disinseribile (sarebbe stato utile poterlo fare sulla Scrambler). Manca anche il controllo di trazione, di cui però data la potenza contenuta e la grande facilità di utilizzo non si sente più di tanto la mancanza.

Mirror dello smartphone tramite app

Non essendo dotata di Android Auto e Apple Car Play, per poter sfruttare la connettività col telefono è necessario installare l’App Motofun, disponibile per iOs e Android.

Al momento dell’acquisto è incluso un periodo di prova di 180 giorni, dopodiché con un abbonamento dal prezzo piuttosto contenuto si può continuare ad usufruire di tutte le funzionalità dell’App, che prevedono gestione delle musica, delle telefonate e della navigazione con visualizzazione della cartografia direttamente sul display TFT.

Purtroppo, rispetto all’utilizzo di Google Maps le possibilità di navigazione sono decisamente limitate, Non vengono proposte alternative di viaggio, ma la cosa più fastidiosa è che l’App obbliga sempre a percorrere le autostrade non dando la possibilità di escludere tratti a pagamento. Speriamo che questo limite venga presto risolto con un aggiornamento. Per il resto una volta accoppiato il telefono alla moto il funzionamento è molto semplice e anche musica e telefonate si possono gestire in modo intuitivo sfruttando il selettore presente sul blocchetto sinistro.

Equilibrata, facile e versatile

Questi sono i tre aggettivi che ci vengono in mente in sella alla Moto Morini Seiemmezzo. In sella ci si trova subito bene perché la moto, anche grazie al serbatoio molto stretto in zona sella, è snella tra le gambe e permette anche a chi non è particolarmente alto di toccare saldamente terra con entrambi i piedi. La posizione di guida è solo moderatamente rivolta verso l’anteriore per una guida più sportiva, ma il peso non grava sui polsi a tutto vantaggio di un ottimo confort di marcia. Il manubrio agevola il controllo della moto in tutte le condizioni e anche in autostrada, considerando l’assenza di un vero e proprio cupolino, a velocità codice si viaggia rilassati e si può contare su un discreto confort grazie a un’ottima triangolazione sella/pedane/manubrio.

La sella accoglie molto bene il pilota e anche il passeggero, malgrado la piccola porzione a sua disposizione e l’assenza di maniglie, non se la passa poi così male. Certo non è una moto da grandi viaggi o da sensazioni forti, ma per il resto va davvero bene in ogni contesto. Sul dritto è stabile anche in presenza di sconnessioni e nel misto sa far divertire grazie a un motore vivace oltre i 3.000 giri, alla bontà del telaio e alla qualità delle sospensioni, che essendo completamente regolabili possono facilmente essere adattate alle proprie esigenze. Peccato non sia previsto un pomello di regolazione rapida del precarico del mono. Personalmente ho trovato il setting standard un buon compromesso per gli spostamenti fuori città e per un commuting urbano, contesto in cui sia il mono sia la forcella a bassa riescono a filtrare le asperità senza penalizzare il controllo e la precisione di guida. Questo a patto di non eccedere con la velocità altrimenti la risposta sulle asperità si fa secca e per migliorare il confort occorre ammorbidire un po’ il setup a discapito però della guida extraurbana. Con la STR ci si destreggia agevolmente nel traffico e il fatto di toccare facilmente terrà è un bel vantaggio. Alle ripartenze ai semafori e quando si scala per richiamare il motore lo spunto è molto buono e usando al meglio la terza marcia si riesce anche a limitare l’uso del cambio, andando a compensare quel pizzico di schiena in più che avrebbe permesso di ripartire senza dover necessariamente ricorrere al cambio. Un problema che avevamo già evidenziato sulla X-Cape e che è però controbilanciato da un buon allungo (in relazione alla potenza) che permette di divertirsi sulle strade extraurbane, specialmente quelle ricche di curve dove la Seiemmezzo risulta divertente da guidare e scende in piega in modo molto progressivo regalando tanta fiducia. Una caratteristica che su una moto di questo tipo è davvero un plus visto che molti potenziali acquirenti potrebbero essere alle prime esperienze con le medie cilindrate. Tra l’altro la Seiemmezzo è disponibile anche in versione depotenziata a 35 kW.

Durante la guida si ha quasi tutto sotto controllo grazie alle numerose informazioni visualizzate sul display. La visibilità è ottima sia di giorno che di notte (è dotato di sensore crepuscolare) e solo in particolari condizioni di luce con il sole a picco perde un pochino di contrasto. Abbiamo due modalità di visualizzazione che ci mostrano contagiri, velocità, marcia inserita, temperatura motore, livello del carburante, autonomia residua stimata e 2 trip. Mancano alcune informazioni, come il consumo medio e quello istantaneo, ma su una moto di questo tipo e soprattutto in questa fascia di prezzo possiamo dire che sia un peccato veniale. Ottimi i blocchetti retroilluminati che risultano piacevoli anche al tatto. La gestione del display è molto semplice e si fa tutto con 2 selettori presenti sul blocchetto sinistro.

Nella media i consumi: i 20 Km con un litro sono facilmente raggiungibili e anche tirandole il collo è difficile scendere sotto i 13. Considerando i 16 litri di capacità del serbatoio si può quindi contare su una buona autonomia.

Anche in versione scrambler

Come accennato in apertura la Seimmezzo è disponibile anche in versione Scrambler. Cambia estetica e gommatura, mentre motore, cerchie e telaio restano invariati. Il parafango alto e le gomme tassellate (Pirelli MT60RS) permettono un utilizzo anche nell’offroad moderato, aprendo le porte a viaggi ancora più avventurosi. Tra l’altro il manubrio più alto e ampi rende ancora più facile il controllo della moto e il codino differente ospita anche due maniglie per il passeggero.

Conclusioni

Memori delle ottime sensazioni che avevamo avuto provando la X-Cape, ci aspettavamo molto da questa Moto Morini Seiemmezzo STR e dobbiamo ammettere che non ha deluso le aspettative. Può essere un’ottima moto per chi si avvicina alle medie cilindrate, ma anche una scelta ponderata per chi non vuole spendere grosse cifre e desidera una moto con cui poter fare praticamente tutto (con la versione SCR anche un po’ di offroad). Perfetta per muoversi in città e per gli spostamenti casa lavoro, ma anche a proprio agio nelle gite fuori porta e in grado di affrontare con i dovuti tempi e modi viaggi più impegnativi. Basta non pretendere di essere in sella a una tourer o a una maxi enduro, anche perché per questo c’è la X-Cape. Al momento sono 3 le colorazioni disponibili, bianco, antracite e il rosso rubino della moto in prova. Il prezzo è di 6.990 euro franco concessionario (7.390 per la scrambler)

Maggiori informazioni e schede tecniche le trovate sul sito ufficiale