A cura di Luca Golfrè Andreasi
Il centro Guida Sicura ACI-SARA di Lainate è stato teatro di una due giorni dedicata alla sharing mobility e con una conferenza durata oltre quattro ore e con interventi di ben quattordici relatori, si può intuire che il mondo della mobilità sostenibile è un settore in rapida espansione e di cui c’è veramente tanto da parlare
Innanzitutto, che cos’è la sharing mobility? E’ un nuovo modo di vedere e concepire l’automobile, dove l’auto non è più un bene privato ma un mezzo di servizio pubblico. Due dei sistemi di sharing mobility sono il car sharing e il car pooling. Il car sharing funziona all’incirca come un autonoleggio, mentre il car pooling consiste nell’effettuare spostamenti da un punto A ad un punto B di un gruppo di persone utilizzando una sola macchina.
E’ nata anche una “variante” del car sharing chiamato “car sharing peer to peer” dove si mettono a disposizione dei mezzi privati senza affidarsi alle auto fornite dagli enti e le società di car sharing, come Enjoy, BlaBlaCar, Car2Go e IOguido.
Questi fenomeni sopradescritti esistono da circa vent’anni, ma si sono affermati nell’immaginario collettivo e divenuti di uso comune solo negli ultimi tre anni. Il mercato dello sharing trova dei punti di alta concentrazione in poche città europee, quindi uno degli obiettivi primari è estendere questo nuovo fenomeno anche al di fuori delle grandi metropoli come Milano, Parigi o Berlino.
Perché c’è stata questa esplosione del fenomeno della sharing mobility? Degli studi hanno riportato un disinteressamento dei giovani nel possedere un’auto, poiché costosa da acquistare e da mantenere. Con il fenomeno car sharing i giovani possono infatti giovare di tutti i benefici che comporta avere un’auto senza però possederla, con un taglio drastico delle spese.
Il fenomeno non ha come target solo i giovani: grazie al passaparola molte persone over35 e già in possesso di un’auto hanno cominciato a fare uso del car sharing. Visto l’ampio numero di persone che ormai fanno uso di un servizio di sharing mobility, un punto comune di tutti i relatori è stato: “con un fenomeno in tale espansione servono decisamente più infrastrutture, in primis più parcheggi dedicati”. Il tema dei parcheggi, soprattutto nelle grandi e trafficate città, è assai spinoso. A questo tema si aggiunge anche la questione dello sharing “personalizzato” a seconda della città. Pavia e Livorno (di cui erano presenti i rappresentanti) sono due città simili demograficamente, ma Livorno vede molto più turismo rispetto a Pavia, quindi ci deve essere un tipo di Sharing con obiettivi differenti tra le due città. Non si può creare uno “standard” di sharing dunque, ma deve essere adattato e personalizzato alle economie e alle esigenze delle singole città.
Le aziende di car sharing si stanno moltiplicando velocemente, il che potrebbe causare confusione o disordine nell’organizzazione e nell’utilizzo da parte degli utenti, spesso turisti o non italiani. Per evitare questa eventualità, è stata creata un app in grado di unire tutti i sistemi di sharing mobility e di interagire con loro, che sia per una corsa singola o per un abbonamento. Le app italiane più evolute in questo settore sono la sopradescritta UrbiPass a Milano e TUeTo di Torino. La seconda è dotata anche di un navigatore con informazioni in tempo reale in grado di ottimizzare gli spostamenti dell’utente e segue un modello tecnologico già sperimentato a Lione.
Con questi nuovi servizi di trasporto probabilmente viene meno il fattore “romantico” e personale che c’è nel possedere un’auto, a favore di una maggiore efficienza, meno traffico e più attenzione per l’ambiente.
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